LA STORIA

Wash Out, la startup green che vuole rivoluzionare il mercato dell’autolavaggio

Nata da un’idea vista a Dubai, l’impresa milanese ha lanciato un’app per lavare auto e moto con prodotti waterless e non inquinanti ovunque siano parcheggiati. “Cambierà la mobilità ma l’auto non sparirà mai dalle strade” dice il founder Christian Padovan. Che sta avviando una partnership con TelepassPay

Pubblicato il 28 Set 2018

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Spostamenti agevoli per il cittadino e per le merci, trasporti innovativi e sempre più contaminati con le nuove tecnologie, pagamenti in mobilità, mezzi di trasporto a basso impatto ambientale: sono questi gli effetti della smart mobility. La rivoluzione della mobilità è già iniziata ed è strettamente correlata anche al rapporto tra cittadino e auto: concetti come il car sharing prendono sempre più piede, diminuiscono le auto di proprietà e aumentano quelle in condivisione. Ma una cosa è certa: l’auto non sparirà. Cambierà, certo, non solo perché sarà sempre meno una proprietà privata ma anche perché si stanno sviluppando modelli diversi, dall’elettrico all’auto connessa a quella a guida autonoma. Ciò che invece non cambierà mai sarà il desiderio di avere un’auto pulita: “È probabile che il signor Rossi in futuro viaggerà su un’auto per la quale non pagherà bollo e assicurazione perché non ne ha bisogno ma avrà certamente piacere a viaggiare su un’auto condivisa che sappia di pulito” dice Christian Padovan. Milanese, 30 anni, Padovan è il founder di Wash Out, startup che ha ideato un’app che lava auto e moto con prodotti waterless e non inquinanti ovunque siano parcheggiati senza la presenza del proprietario. Un’idea che sta rivoluzionando il settore dell’autolavaggio.

La storia di Wash Out: come è nata l’idea

Il team di Wash Out con un washer

I tre founder di Wash Out sono Christian Padovan, Andrea Galassi e Alessandro Morlin. Stessa età (30 anni), stessa origine milanese, si conoscono da piccoli sui banchi di scuola. “Abbiamo sempre avuto aspirazioni e mindset imprenditoriale” racconta Padovan. Dopo la laurea alla Bocconi, uno dei tre, Andrea Galassi, vola a Dubai per lavorare per Boston Consulting Group. È lì che nel 2015 Galassi vede l’idea che porterà poi in Italia per fondare Wash Out: un’app per lavare la macchina. Tornato in Italia nel 2016, Galassi coinvolge i due amici nel progetto: replicare l’idea vista a Dubai anche nel nostro Paese. Fondano così Wash Out e la startup viene incubata in SpeedMIUp, l’incubatore dell’Università Bocconi di Milano.

Come funziona Wash Out

Wash Out è un servizio che consente di lavare auto e moto a domicilio, dove e quando si vuole. Basta registrarsi sull’applicazione, disponibile per iOS e Android, inserire i dati relativi al veicolo che si vuole far lavare, selezionare uno slot tra quelli disponibili specificando data e ora e indicare l’indirizzo in cui il veicolo è stazionato. Un incaricato Wash Out si recherà in bici o in moto nel luogo indicato a lavare il veicolo. Si può scegliere anche il tipo di lavaggio: solo esterno o completo di interni; per quest’ultimo è necessaria l’apertura del veicolo da parte del proprietario o di un delegato. Il pagamento avviene comodamente tramite app, con carta o PayPal.

Il servizio è attivo su Milano e Roma, la prossima tappa è Torino e a seguire Firenze. “A breve vogliamo raggiungere le dieci principali città italiane” dice il giovane imprenditore.

Wash Out, una startup green

Quelli utilizzati da Wash Out per il lavaggio dell’auto sono prodotti ecologici che non necessitano di acqua esterna per essere utilizzati. “Il nostro obiettivo è fornire un servizio nel pieno rispetto della sostenibilità. L’idea di usare detergenti waterless è arrivata da Dubai, luogo dove l’acqua costa più del petrolio che si estrae” spiega Padovan. Il lavaggio è a secco, i prodotti sono ecologici e non necessitano di acqua esterna per essere utilizzati. Si tratta, infatti, di detergenti che si vaporizzano al momento dell’utilizzo e sollevano lo sporco facendolo staccare dalla superficie del veicolo. Con appositi panni in microfibra lo sporco viene poi rimosso e catturato. Questo permette all’incaricato di eseguire il lavaggio senza sporcare l’ambiente circostante al veicolo, senza produrre scarti al suolo o vapori nocivi. Non vengono generate schiume o altro tipo di residui in perfetta coerenza green. Vengono utilizzati prodotti specifici per ogni tipo di superficie del veicolo: vetro, plastica, interni, tessuto.

Il modello di business

Il mercato dell’autolavaggio in Italia vale due miliardi di euro e su questo mercato Wash Out vuole inserirsi e crescere con un modello di business ben preciso.

Il prezzo base per il servizio è 9,90 euro per le moto e da 12.90 a 24.90 per le macchine, a seconda del modello, da smart a suv: “Teniamo una commissione del 30% e rilasciamo buona parte ai nostri washer. Così possiamo creare una figura professionale economicamente appetibile e professionalmente preparata” continua il founder della startup Padovan. Che puntualizza: “Spesso veniamo paragonati al food delivery ma le due figure professionali sono completamente diverse: i nostri washer sono figure preparate a lavare con prodotti innovativi, in modo efficace e nel minor tempo possibile. Il loro compenso va da 1000 a 1500 euro mensili”.

Dalla vittoria di BHeros alla collaborazione con TelepassPay

Lo scorso giugno Wash Out ha vinto BHeroes, il business talent andato in onda sul canale NOVE di Discovery Italia, ideato e promosso da Fabio Cannavale, imprenditore nel mondo dell’innovazione e CEO di lastminute.com Group, in collaborazione con Intesa Sanpaolo. “Sono particolarmente contento della vittoria di Wash Out. È un’azienda attenta all’impatto ambientale e con una forte valenza occupazionale e sociale” ha detto Cannavale consegnando il premio di 800mila euro alla startup vincitrice.

“La vittoria di BHeroes ci ha agevolati nel rapporto con aziende e società con le quali stiamo entrando in contatto per crescere. Inoltre stiamo effettuando degli investimenti per promuovere il brand” dice ancora Padovan.

Oggi la startup ha concluso il periodo di incubazione in SpeedMiUp, conta un team di otto persone e ha già grandi ambizioni. “C’è in corso una collaborazione con TelepassPay. Ma non posso svelare nulla” conclude Padova. Scaramanzia o privacy, poco importa: basta il nome di Telepass per capire che l’ascesa della startup che rivoluziona l’autolavaggio è iniziata.

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