Open innovation

Corporate venture capital, che cos’è e chi lo fa (in Italia e all’estero)

Investire direttamente sulle startup è una delle modalità per fare open innovation. I capitali di rischio aziendali sono in aumento nel mondo: nel 2017 i Corporate Venture Capital hanno raggiunto la cifra record di oltre 31 miliardi di dollari di investimenti nel mercato privato. In Italia sono solo una decina: eccole

Pubblicato il 15 Giu 2018

a cura di Maurizio Di Lucchio

Immagine in primo piano per articolo con titolo: Corporate venture capital, che cos’è e chi lo fa (in Italia e all’estero)

Il Corporate Venture Capital (CVC) è quel tipo di investimento che un’azienda, solitamente di medie-grandi dimensioni, fa su una startup attraverso un fondo dedicato. I fondi di cvc rilevano quote di capitale (in genere di minoranza) delle nuove imprese ma non lo fanno solo in ottica finanziaria, come farebbe legittimamente un venture capital “classico”, ma anche per avere un accesso privilegiato alle innovazioni e alle tecnologie sviluppate dalle startup.

CORPORATE VENTURE CAPITAL: UN MODO PER FARE OPEN INNOVATION

Non a caso, il corporate venturing (termine con cui si indicano tutte le attività di investimento di un’azienda media/grande su una startup o una piccola impresa) sta diventando uno degli strumenti di open innovation più utilizzati, ovvero una modalità attraverso la quale ricercare proposte innovative al di fuori del perimetro aziendale. “In cambio dell’investimento in startup, la grande corporation apre “una finestra” di opportunità su tecnologie e aziende sinergiche che hanno le potenzialità per diventare partner”, spiegano Andrea Cavallaro, senior advisor degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano, e Andrea Gaschi, associate partner di P4I – Partners4Innovation nel whitepaper pubblicato da EconomyUp Come incubare e finanziare le nuove imprese. “Inoltre, altri obiettivi strategici spesso perseguiti dalle aziende riguardano l’introduzione di nuove idee, l’approfondimento di nuove tecnologie e trend di business, l’identificazione di opportunità che vanno oltre l’attuale business aziendale, l’accelerazione delle proprie piattaforme, la costruzione di relazioni e l’avvicinamento alle competenze della comunità imprenditoriale, l’apertura di vere e proprie ‘opzioni strategiche’ su tecnologie e modelli di business da testare”.

I

INVESTIMENTI E ACCELERATORI CORPORATE

Il corporate venturing comprende le attività di corporate venture capital, gli investimenti diretti in startup non mediati da un veicolo ad hoc e i programmi di corporate acceleration, ovvero i percorsi di accelerazione in cui le grandi imprese supportano le startup erogando servizi di mentorship, coaching, spazi, consulenza per sviluppo commerciale e, molto spesso, investimenti seed per dare avvio ai progetti imprenditoriali.

“Attraverso questi programmi – continuano Cavallaro e Gaschi – le aziende riescono a ‘vedere da vicino’ e presidiare i trend emergenti e le aziende innovative all’opera, attingendo all’acceleratore come fonte indipendente di Ricerca e Sviluppo e integrando nella propria organizzazione le innovazioni di successo più coerenti con il proprio business, diversificando ed abbattendo il rischio insito in ogni attività di Ricerca e Sviluppo”.

CORPORATE VENTURE CAPITAL: I NUMERI DI UN FENOMENO IN CONTINUA CRESCITA

Secondo il più recente Global CVC report, nel 2017 hanno effettuato nuovi investimenti oltre 180 nuove società di corporate venture capital, registrando il 66% di crescita in più rispetto al 2016. Inoltre la quota totale di capitale investito da tutti i CVC (sia nuovi sia vecchi) ha raggiunto cifre record: nel 2017 queste società hanno investito complessivamente oltre 31 miliardi di dollari nel mercato privato, finanziando 1791 deals in equity. In questa immagine l’andamento annuale degli investimenti in Corporate Venture Capital.

I FONDI PIÙ ATTIVI DI CORPORATE VENTURE CAPITAL

L’anno scorso l’investitore di corporate venture capital più attivo è stato Google Ventures, la società di Google dedicate al corporate venture capital, seguita da Intel Capital (che l’anno prcedente era al primo posto) e Qualcomm Ventures. Tra i primi 20 CVC del mondo ci sono gli asiatici Samsung Ventures, Bertelsmann Asia Investments e Mitsui & Co. Global Investment. Fra gli investitori nell’Healthcare figurano Novartis Venture Fund, Johnson & Johnson Innovation, SR One, Alexandria Venture Investments, Roche Venture Fund, Pfizer Venture Investments e Novo Ventures.

CORPORATE VENTURE CAPITAL: LA SITUAZIONE IN ITALIA

Il fenomeno del CVC continua a crescere in Italia a ritmi consistenti, con una crescita del 31% di società che hanno investito in una startup innovativa. Lo dice il secondo Osservatorio sui modelli italiani di Open Innovation e di Corporate Venture Capital, promosso da Assolombarda, Italia Startup e Smau, in partnership con BTO Research e Cerved, nasce nel contesto dell’Industry Advisory Board di Italia Startup.

La crescita è diffusa a tutte le dimensioni di impresa, con investimenti che favoriscono target territorialmente vicini ma attivi in settori merceologici diversi. Le corporate che investono in startup innovative si caratterizzano per risultati migliori di conto economico rispetto alle altre imprese italiane: maggiore crescita del valore aggiunto e livelli di redditività netta più alti, in particolare per le piccole e medie imprese.

In Italia Cerved ha censito 89 investitori specializzati in innovazione di cui:
34 incubatori certificati
40 soci Italia Startup
15 Fondi di VC

Sulla base di questa analisi sono state individuate 1.254 partecipate, 129 in più rispetto all’anno precedente. Di queste 704 società sono nate dopo il 2010 e, quindi, sono considerate startup.

Sono circa 40 mila gli imprenditori che come persone fisiche hanno quote di partecipazione (dirette o indirette, fino al terzo livello) in almeno una delle 7.752 startup innovative iscritte alla sezione speciale del Registro delle Imprese, in crescita del 13% rispetto ai 35 mila dello scorso anno. Le imprese, cioè gli investitori in Corporate Venture Capital, sono invece 6.727, cui corrisponde una crescita ben più sostenuta e pari al 31%.

I Corporate Venture Capital sono nel capitale di 2.154 startup innovative.

Le 2.154 startup innovative in cui si osservano investimenti in CVC sono mediamente più grandi, più patrimonializzate e investono di più di quelle possedute da persone fisiche. Le performance economiche sono migliori: aumentano più frequentemente i ricavi e sono più bassi i tassi di mortalità.In generale il CVC ha impatti sulle startup simili a quelli degli investitori specializzati: supportano meglio la crescita delle aziende, garantiscono maggiori investimenti e anche tempi più lunghi per raggiungere il break even point.

ECCO ALCUNI DEI CVC IN ITALIA (ASSOCIATI AD AIFI)

CLN GROUP – Corporate Venture Program
È il programma di corporate venture di CLN, gruppo attivo nel settore siderurgico.

ENEL – Enel lavora da anni su strategie di open innovation e su un programma di venture che punta ad abbracciare competenze realmente innovative. Il suo focus di investimento sono le startup e i settori in cui preferisce investire sono Cleantech, ICT e Utilities.

EDISON – Il braccio di corporate venture capital di Edison, grande player nei settori dell’energia, dell’elettricità e del gas naturale, è Edison Venture Capital: fornisce capitale di rischio e finanziamenti in fase di crescita (Serie A) alle società più promettenti con ampie opportunità di mercato in Europa, Asia, Israele e Usa. I settori target comprendono hardware e wearables, sicurezza, telecomunicazioni, mobile, dati, cloud, sanità IT, Ad-tech e Ed-tech. Edison VC investe fino a 3 milioni di dollari per deal.

LEONARDO – Leonardo S.p.A. è una delle più grandi multinazionali italiane, attiva nei settori della difesa, dell’aerospazio e della sicurezza. Le grandi dimensioni e i suoi prodotti, duraturi e con lunghi tempi di progettazione, sembrano portarla lontano dall’open innovation. Invece è decisa a gestire in modo costruttivo le peculiarità del settore.

NEVA FINVENTURESE’ il veicolo di Corporate Venture Capital di Intesa Sanpaolo dedicato a investimenti strategici, con un commitment di capitale di 100 milioni di euro. Investe, generalmente con quote di minoranza, in società fintech (tecnologia applicata alla finanza) che possano diventare complementari alle attività del gruppo, con mercati di riferimento preferiti quali Europa, Israele e Usa. Investe anche in iniziative non fintech ma mirate a posizionare Intesa Sanpaolo come partner fondamentale per startup che hanno intenzione di penetrare nuovi mercati e industrie chiave, focalizzandosi sul’economia circolare e sulla data-driven economy. Investe anche in fondi di venture capital.

POSTE ITALIANE – Poste Italiane ha individuato all’interno della propria organizzazione una struttura dedicata all’innovazione digitale al fine di garantire l’attivazione di collaborazioni con partner di mercato, startup e partner di open innovation finalizzate alla realizzazione di nuove opportunità di sviluppo. La struttura dedicata al Corporate Venture Capital ha un team di 8 componenti e supporta attualmente 2 società. Gli investimenti sono di preferenza nei seguenti settori: Beni per l’industria, Cleantech, GDO, ICT , Media, Sanità e servizi correlati, Servizi finanziari, Terziario avanzato, Trasporti, Utilities.

SELLA VENTURES – Il Gruppo Banca Sella ha una struttura dedicata al Corporate Venture Capital con un team di 5 componenti. Gli investimenti sono in prevalenza in fondi di venture capital o analoghi veicoli, oppure investimenti diretti in società che possono creare nuovi modelli di business guidati dalla discontinuità tecnologica a da un’offerta differenziale. I settori preferiti sono fintech, technologia (big data, IoT, machine learning), healthcare e digitale. L’investimento minimo è 25mila euro, il Massimo 2,5 milioni.

TIM VENTURES –  È il venture capital di Tim: ha finanziato finora 13 startup digitali, 12 delle quali accelerate nel programma TIM WCap. Il fondo ha investito complessivamente oltre 2 milioni di euro. Ma, da almeno un paio di anni, risulterebbe inattivo.

ALTRI CVC (non associati a Aifi)

UNICREDIT EVO – È l’unità di corporate venture capital di Unicredit, creata in partnership con la società di consulenza Anthemis. Lanciata nel marzo 2016, è dedicato al fintech e ha una dotazione iniziale di 200 milioni di euro. Il managing director del fondo è Marco Berini. L’ultimo investimento, a inizio di giugno 2018, è stato su Meninga, un provider di soluzioni digital banking con uffici a Londra e in varie altre città: Unicredit Evo ha acquisito una quota di minoranza pari a 3,1 milioni di euro.

CHIESI VENTURES – È il fondo di venture capital del gruppo farmaceutico Chiesi. Nato nel 2014, è realizzato in collaborazione con la società di venture A.M. Pappas & Associates. È focalizzato su startup impegnate nello sviluppo di terapie per malattie. Finora ha investito su due società. Ha uffici a Boston, nel Research Triangle Park, e a Parma. Investe in progetti europei e Usa. È gestito da Giacomo Chiesi e Arthur M. Pappas. Dal 2016 non risultano nuovi investimenti.

GALALAB – È il corporate venture accelerator di Gala, quarto operatore italiano nel mercato dell’energia. Investe in startup che innovano in ambito Industria 4.0 e smart city. Nato nel 2015, è partito con una dotazione di 5 milioni. L’amministratore delegato è Roberto Guida. Tra i soci fondatori ci sono anche Lazio Innova, Società per il Polo Tecnologico Industriale Romano ed European Investors. Sul sito ufficiale non risultano notizie di nuovi investimenti dal 2016.

ZCUBE – È il fondo creato dalla casa farmaceutica Zambon per investire in startup attive in ambito life science. Il consigliere incaricato per lo sviluppo del vc è Roberto Gradnik. Le società su cui ha investito sono Suppremol (di cui ha venduto la propria quota alla multinazionale Baxter Bio Science per 200 milioni di euro), PharmEste e ProtAffin. ZCube ha anche lanciato nel marzo 2016 Open Accelerator, un percorso in 10 tappe per ricercatori, scienziati e aspiranti imprenditori, finalizzato alla selezionare 6 idee meritevoli di ricevere un investimento seed, fino a un massimo di 100mila euro a progetto, per un totale di 600mila euro complessivi. Di recente ZCube ha lanciato la terza edizione di Open Accelerator, che chiuderà il 30 giugno.

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